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Cani obesi? Attenti al loro intestino

L’obesità altera pesantemente la microflora batterica intestinale (microbiota). Ricercatori americani e coreani ci spiegano perché questa modifica rappresenta un pericolo vero e proprio.
Cani obesi? Attenti al loro intestino

Per noi, come per i nostri amici a quattro zampe, l’obesità è una piaga sociale. La sua incidenza è pressoché triplicata in molti paesi europei e, relativamente al settore veterinario, più dei due terzi dei medici generalisti ritiene che sia il primo problema sanitario per cani e gatti. Senza contare tutto quello che significa in termini di compromissione della salute generale dell’animale e di condizioni patologiche direttamente correlate all’aumento di peso, dall’insulino-resistenza, alla pancreatite, alla rottura del crociato, al distress respiratorio. Un nuovo studio, condotto da un team di microbiologi e clinici provenienti dal Minnesota e dalla Corea, dimostra che, al pari di quanto avviene nell’uomo, l’obesità induce tra l’altro notevoli e pericolose alterazioni della normale microflora intestinale (il cosiddetto “microbiota”). Dal confronto dei campioni di feci provenienti da due gruppi di cani Beagle, di cui uno alimentato per sei mesi con cibi sostanziosi e l’altro tenuto a regime dietetico ristretto, i ricercatori hanno infatti rilevato una significativa diversità delle popolazioni batteriche presenti: più limitate di varietà e composte prevalentemente da batteri Gram-negativi (proteobatteri) nei Beagle obesi; molto più diversificate e prevalentemente rappresentate da batteri Gram-positivi (Firmicutes) nei cani con peso forma. Un chiaro viraggio, dunque, della popolazione batterica residente a livello intestinale, addirittura capace di alimentare il circolo vizioso che sostiene il dismetabolismo tipico degli obesi. La microflora arricchita da Gram-negativi agirebbe infatti da spina irritativa cronica, dal momento che componenti specifiche delle pareti batteriche cellulari sono in grado di provocare il rilascio di un mix di sostanze pro-infiammatorie (le adipochine) da vari elementi cellulari (mastociti compresi) e, così facendo, di perpetuare quello stato di infiammazione che aggrava l’obesità stessa. Non ultimo, l’infiammazione associata al dismicrobismo intestinale si ripercuote anche a livello centrale, con la diminuzione dei livelli cerebro-spinali di serotonina e il conseguente aumento dell’appetito. Park HJ, Lee SE, Kim HB, Isaacson RE, Seo KW, Song KH. Association of obesity with serum leptin, adiponectin, and serotonin and gut microflora in Beagle dogs. J Vet Intern Med. 2014. doi: 10.1111/jvim.12455 Leggi l’abstract di PubMed in: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25407880