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Ginkgo: un vecchio di successo

Un gruppo di Geopaleontologi cinesi, studiando i fossili di Ginkgo appartenenti al Cretaceo (121 milioni di anni fa) e al Giurassico (170 milioni di anni fa) scoprono che questa pianta si è conservata, immutata, negli anni. L’estratto di quelle stesse foglie che centinaia di milioni di anni fa erano il cibo prediletto dei Dinosauri oggi è considerato un “nutriente cerebrale”, specifico per la neurodegenerazione senile.
Ginkgo: un vecchio di successo

“Fossile vivente”. Così viene definito il Ginkgo in un articolo apparso il 19 giugno 2003 su Nature a firma di un gruppo di ricercatori dell’Istituto di Geologia e Paleontologia di Nanjing, che annuncia di aver scoperto un fossile di Ginkgo risalente al Cretaceo.“ Il nuovo reperto – scrivono i ricercatori – è morfologicamente simile alle due specie precedentemente identificate, a testimonianza dell’incredibile conservazione evolutiva di questa pianta, comparsa sulla Terra più di 170 milioni di anni fa.” Insomma, nessuna sostanziale variazione tra il Ginkgo di cui si cibavano i Dinosauri e quello della nostra attuale vegetazione. In realtà, una differenza esiste. Ed è una differenza assai importante. Negli ultimi venti anni, innumerevoli studi scientifici hanno attribuito ad un estratto qualificato di Ginkgo specifiche attività neuroprotettive, capaci, cioè, di proteggere il cervello dalle alterazioni neurodegenerative che ne accompagnano l’invecchiamento, sia fisiologico, sia, ancor più, patologico. Le cose riuscite bene non si cambiano. Forse per questo, Madre Natura, da quasi 200 milioni di anni, non ha mai messo mano al Ginkgo: la pianta più longeva sulla faccia della Terra e, pare, quella che racchiude il segreto per “invecchiare con successo”!