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Mastociti e impianti endodontici

Per la prima volta, alcuni ricercatori della Scuola di Odontoiatria di Rio de Janeiro (Brasile) dimostrano una correlazione diretta tra biocompatibilità di tre materiali sintetici comunemente usati in Endodonzia e stato morfo-funzionale dei circostanti mastociti. In sostanza, più è moderata l’iper-reattività mastocitaria che segue all’impianto e più il materiale impiegato si rivela biocompatibile con il tessuto che lo ospita.
Mastociti e impianti endodontici

Il numero di giugno 2003 della rivista Journal of Cellular and Molecular Medicine pubblica i risultati delle ricerche di un gruppo di Odontoiatri ed Istologi brasiliani, che hanno praticato in 40 ratti l’impianto sperimentale di tre tipi diversi di materiali (resina adesiva, idrossido di calcio, cemento monomero), utilizzati di routine nelle pratiche endodontiche, anche in campo veterinario. “Sapevamo – scrivono i ricercatori nell’introduzione – del ruolo importante che i mastociti rivestono in tutte le fasi della riparazione: dall’infiammazione iniziale, alla formazione di tessuto di granulazione, al rimodellamento finale della matrice, in virtù della capacità di queste cellule di influenzare il comportamento dei fibroblasti connettivali. Sulla scorta di queste considerazioni, abbiamo, dunque, deciso di testare la biocompatibilità di alcuni dei più comuni materiali sintetici impiegati in Endodonzia, avvalendoci di parametri specifici, come le variazioni quantitative dei mastociti e l’entità della fibrosi indotte dai diversi tipi di impianti.” I risultati. “Tutti i materiali impiegati hanno provocato la migrazione e l’aumento numerico dei mastociti presenti nel sottocutaneo, con un grado di fibrosi circostante che si è rivelato direttamente proporzionale all’incremento quantitativo di queste cellule…” Un’ennesima conferma, dunque, del ruolo chiave dei mastociti come principali coordinatori della reattività locale di un tessuto, capaci, cioè, di influenzare la risposta funzionale delle cellule circostanti con l’intensità della loro attività degranulatoria. “Volendo stilare una scala di biocompatibilità – concludono i ricercatori – l’idrossido di calcio si può considerare più biocompatibile rispetto a resine e cementi, proprio per la minor densità mastocitaria e la fibrosi di grado assolutamente lieve che tale tipo di impianto è in grado di provocare.”