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Artrosi: una malattia di interesse…internistico

Domenica 20 giugno 2004, si è svolto a Cremona un interessante seminario organizzato dalla SIMIV (Società Italiana di Medicina Interna Veterinaria) sulle artropatie di interesse internistico. A trattarle, David Bennett, noto ortopedico dell’Università di Glasgow (Scozia) che, oltre alle artriti infettive ed immuno-mediate, ha dedicato ampio spazio all’inquadramento clinico e terapeutico dell’artrosi, sia nel cane che nel gatto.
Artrosi: una malattia di interesse…internistico

“In Medicina umana, l’artrosi viene fondamentalmente gestita del reumatologo, un internista che, per questa invalidante artropatia, privilegia il trattamento medico e ricorre alla Chirurgia solo come “ultima spiaggia”: in quei casi, cioè, che non abbiano tratto alcun beneficio da terapie di natura conservativa.”
È in questa frase di David Bennett il senso dell’incontro organizzato dalla SIMIV: rimarcare come, anche nel cane e nel gatto, l’artrosi sia una malattia “a metà strada” tra la “Medicina Interna” e la “Chirurgia”.
Bennett ha fornito una visione globale del problema “artrosi”: dalla ridefinizione della malattia come “artropatia ad impronta mista, degenerativa ed infiammatoria”; alla descrizione dei principali segni clinici e radiografici; al percorso diagnostico “a tappe”; all’elenco degli esami complementari alla visita clinica, tra cui l’indagine radiografica, l’artroscopia, l’analisi del liquido sinoviale, l’ultrasonografia ed altre moderne tecniche di imaging, come la risonanza magnetica e la tomografia computerizzata. Ampio spazio alla gestione terapeutica dell’artrosi: quella “combination therapy” [NdR: terapia di combinazione], da attuarsi in base alla tipologia del paziente ed alla gravità dell’artrosi in atto. Bennett ha fatto una sintetica, quanto incisiva rassegna delle principali opzioni di trattamento: dalle misure conservative non farmacologiche (es. controllo del peso e dell’attività fisica, riabilitazione) a quelle farmacologiche, sia di tipo sintomatico (es. FANS) che “disease-oriented”. Tra quest’ultime, particolare enfasi ai “matrix supplements” [NdR: supplementi di matrice] ed agli antiossidanti. “Sono ormai molti gli studi clinici – ha affermato Bennett – che hanno dimostrato l’efficacia a lungo termine di glucosamina e condroitin solfato a basso peso molecolare, somministrati per via orale come supplementi nutrizionali ed usati in opportuna combinazione con terapie sintomatiche e chirurgiche.”
“Come importanti – ha proseguito Bennett – sono gli antiossidanti. Tra questi, i bioflavonoidi – quercetina, ad esempio – che, oltre ad essere potenti “intrappolatori” di radicali liberi, possiedono anche attività antinfiammatoria ed antidegenerativa.”