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Condroitin solfato: meno pesa, più è efficace

Un nutrito gruppo di farmacologi coreani e giapponesi dimostra come la frazione a basso peso molecolare del condroitin solfato – siglata con l’acronimo LMWCS (low molecular weight chondroitin sulfate) - sia assai più efficace di quella ad alto peso molecolare nel prevenire i segni e le alterazioni dell’artrite da collagene nel topo. Vediamo i punti salienti dei loro risultati, pubblicati sul “Biological Pharmaceutical Bulletin”.
Condroitin solfato: meno pesa, più è efficace

“Considerando che la via orale ha l’indubbio vantaggio della facilità d’utilizzo ed è assolutamente compatibile con trattamenti a lungo termine, ci siamo prefissi di analizzare l’efficacia per via orale – e, dunque, il grado di assorbimento – di due diverse frazioni di condroitin solfato, rispettivamente a basso peso molecolare (LMWCS) e come molecola intatta, ad elevato peso molecolare (CS).”
Così alcuni ricercatori dell’Università di Seoul (Corea) e di Chiba (Giappone) sintetizzano i presupposti delle loro ricerche, condotte sul modello sperimentale di artrite da collagene nel topo. “LMWCS e CS – scrivono i ricercatori – sono stati somministrati giornalmente per via orale (alle dosi rispettivamente di 300 mg/kg e 1200 mg/kg) ai topi, 14 giorni prima di sottoporli ad immunizzazione con collagene di tipo II ed osservare la comparsa dei classici segni dell’artrite da collagene.”
Ebbene, i risultati disvelano chiaramente l’efficacia preventiva di LMWCS che, assorbito gradualmente a livello intestinale, si è dimostrato più attivo della corrispondente frazione ad elevato peso molecolare nel:
– inibire l’attività dell’elastasi leucocitaria, quell’enzima della famiglia delle proteasi che esercita una potente azione litica sulla matrice cartilaginea;
– ridurre significativamente i titoli di anticorpi anti-collagene circolanti;
– diminuire drasticamente i livelli serici di TNF e IL-6, due delle citochine maggiormente implicate nella genesi dell’infiammazione articolare;
– diminuire l’edema della zampa, quale tangibile conseguenza del controllo dei meccanismi pro-infiammatori ed immunogenici sottostanti.
“In conclusione – sottolineano i ricercatori – LMWCS si è dimostrato più efficace del CS in questo modello di artrite, frutto del miglior assorbimento gastrointestinale di questa specifica frazione e della sua capacità di regolare la risposta infiammatoria…Il nostro studio suggerisce, dunque, per questa frazione un impiego preventivo nelle forme di infiammazione articolare cronica, dove, agendo sui meccanismi, ne controlla segni e sintomi.”
Articolo disponibile su richiesta a cedis@innovet.it