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Condroitinsolfato nell’artrosi: importante conferma scientifica

Uno studio multicentrico, in doppio cieco versus placebo, sancisce definitivamente l’efficacia del condroitinsolfato (CS) nell’artrosi. Somministrato quotidianamente per via orale in due cicli intermittenti di tre mesi ciascuno nell’arco di un anno, il CS si è dimostrato capace di ridurre i sintomi (dolore, limitazione funzionale) e normalizzare la struttura articolare in corso di artrosi del ginocchio.
Condroitinsolfato nell’artrosi:
importante conferma scientifica

Nel numero di aprile 2004 di “Osteoarthritis and Cartilage” (rivista ufficiale dell’OARSI, Osteoarthritis Research Society International) vengono pubblicati i risultati di un importante studio clinico sugli effetti della somministrazione orale intermittente (due cicli di tre mesi in un anno) di CS in 120 pazienti affetti da gonartrosi. Ad essere coinvolti nella sperimentazione i maggiori Centri mondiali di Reumatologia, tra cui quelli di Zurigo, Liegi e Siena. “Fino ad ora – scrivono gli autori – la massima parte degli studi clinici sul CS è stata di breve durata (3-6 mesi) ed ha coinvolto un numero limitato di pazienti. Comunque, i risultati che già si erano ottenuti – in termini di buona tollerabilità, riduzione del dolore e miglioramento della funzionalità motoria – ci hanno spinto a testare più in dettaglio l’efficacia di questa molecola. E lo abbiamo fatto somministrando per via orale ai pazienti inclusi nello studio 800 mg di CS in modo intermittente (vale a dire in due cicli di tre mesi l’uno distribuiti nell’arco di un anno), vista la comprovata capacità di questa sostanza di agire in maniera prolungata.”
In merito agli effetti clinici, così scrive il pool di Reumatologi:” Abbiamo ricevuto indubbia conferma dell’efficacia “symptom-modifying” del CS, che diminuiva significativamente l’intensità del dolore rilevata nei pazienti e migliorava, altrettanto vistosamente, la loro deambulazione.” Una conferma, dunque, anche riguardo la validità della somministrazione intermittente, a riprova “dell’effetto ritardato, ma prolungato nel tempo, tipico dei farmaci di fondo per l’artrosi.” Dati significativi anche nei confronti dell’efficacia “structure-modifying” del CS e della sua ottima tollerabilità.” L’indagine radiografica – si legge nell’articolo – eseguita all’inizio del trial e dopo 12 mesi di follow-up ha evidenziato una netta normalizzazione dell’ampiezza dello spazio femoro-tibiale, a significare la capacità del CS di ritardare e/o bloccare, nell’arco di un anno, le progressive modifiche strutturali in corso di artrosi.”
Infine, la sicurezza d’impiego del CS.” Nel nostro studio – affermano nelle conclusioni gli autori – abbiamo riscontrato un’eccellente tollerabilità. Questo dato, unitamente ai riscontri clinici e radiografici, ci consentono di inquadrare il CS tra le sostanze maggiormente utilizzabili per contrastare l’artrosi.”