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Glucosamina e condroitin solfato: nuove conferme di efficacia

All’ultimo meeting annuale dell’American College of Rheumatology (ACR), tenutosi a San Diego (California) dal 12 al 17 novembre 2005, sono stati riportati i risultati di due nuovi studi clinici, uno statunitense e l’altro europeo (Spagna), su glucosamina e condroitinsolfato nel trattamento dell’artrosi del ginocchio. Le conclusioni: sicurezza d’uso e possibilità d’impiego a cicli intermittenti, viste le loro peculiarità farmacocinetiche.
Glucosamina e condroitin solfato: nuove conferme di efficacia

Ve lo ricordate il GAIT (Glucosamine/Chondroitin Arthritis Intervention Trial), vale a dire il primo studio clinico multicentrico promosso dall’NIH (National Institutes of Health) americano sugli effetti di glucosamina e condroitin solfato nell’artrosi del ginocchio e che ha visto il coinvolgimento di ben 1558 pazienti afferenti a 13 centri di eccellenza nel settore delle malattie muscolo-scheletriche?
Ebbene, i risultati di questa vera e propria indagine di massa sono stati presentati al meeting ACR di San Diego. “La combinazione di glucosamina e condroitin solfato – ha spiegato in sede congressuale il reumatologo Daniel Clegg dell’Università dello Utah – si è rivelata efficace nell’artrosi moderata e/o grave del ginocchio.”
A rinforzare ulteriormente questi dati, la comunicazione congressuale di Gabriel Herrero-Beaumont della “Jimenez Diaz Foundation” di Madrid sull’utilizzo della sola glucosamina, sempre nell’artrosi del ginocchio. “Dopo sei mesi di trattamento – ha spiegato il reumatologo – i 318 pazienti inclusi nello studio manifestavano tutti meno dolore rispetto al gruppo trattato con placebo o con un classico sintomatico come l’acetaminofene.”
Dati interessanti sono emersi anche sulla sicurezza di queste molecole. Tutti concordi nel ribadirne l’impiego sicuro, “una caratteristica – ha tenuto a precisare Herrero-Beaumont – che ne incoraggia l’uso nell’ambito di un trattamento anti-artrosico “multi-prong”. Altro nome per designare quell’approccio “a più denti” [NdR “Prong” significa, infatti, denti o rebbi di forchetta], mirato – con opportune combinazioni di interventi, farmacologici e non – a contrastare simultaneamente cause, meccanismi e sintomi della degenerazione articolare.
Un accenno, infine, al possibile utilizzo ciclico di questi condroprotettori. “Dato il loro accumulo in seguito a ripetuti dosaggi – ha sottolineato il reumatologo spagnolo – se ne può tranquillamente ipotizzare l’impiego a cicli alterni, ad esempio tre mesi di trattamento, alternati a due mesi di sospensione.”

Abstract congressuali disponibili su richiesta a cedis@innovet.it