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Palmidrol su The Veterinary Journal

“The Veterinary Journal” – prestigiosa rivista britannica di Medicina Veterinaria – racconta l’incredibile storia farmacologica della palmitoiletanolamide, anche nota con la denominazione internazionale di Palmidrol: da molecola capace di controllare la funzionalità di mastociti, monociti e macrofagi, a pedina essenziale nell’ambito dei meccanismi endogeni protettivi che l’organismo mette in atto per riparare danni di diversa natura. La review in corso di pubblicazione descrive gli effetti di questa aliamide su flogosi, dolore e prurito, ne spiega i sofisticati meccanismi d’azione ed, infine, ne delinea le straordinarie ricadute applicative in diversi settori della Medicina Veterinaria.
Palmidrol su The Veterinary Journal

Giovanni Re e Raffaella Barbero della Sezione di Tossicologia e Farmacologia Veterinaria del Dipartimento di Patologia Animale dell’Università di Torino, Vincenzo di Marzo dell’”Endocannabinoid Research Group” del CNR di Pozzuoli (Napoli) ed Alda Miolo del CeDIS di Innovet sono gli autori di questa straordinaria review sulla palmitoiletanolamide (PEA). Un’aliamide carica di un significato biologico davvero unico: quello di agire in modo cannabimimetico, regolando in pratica i delicati sistemi dell’organismo deputati alla protezione contro danni attuali o potenziali, come il sistema endocannabinoide o quello endovanilloide.
“Ci siamo prefissi – scrivono gli autori nell’introduzione – di dare un quadro il più aggiornato possibile dello scenario antiflogistico ed antinocicettivo della PEA…e lo abbiamo fatto per capire a fondo i potenziali effetti di questa molecola nelle malattie a componente algica ed infiammatoria dell’animale da compagnia.” Segue la disamina, supportata da numerose evidenze sperimentali e cliniche, delle attività della PEA su: 1) infiammazione (“…la PEA si è dimostrata attiva in numerosi modelli sperimentali di infiammazione … e nella risoluzione dei segni clinici in gatti affetti da granuloma eosinofilico e placca eosinofilica”); 2) dolore: l’effetto antalgico della PEA è stato dimostrato sia sul dolore neurogenico, sia somatico che viscerale, che su quello neuropatico; e 3) prurito (“…l’effetto antinocicettivo della PEA rende conto anche della sua attività antipruritogena, dato che il prurito transita per vie anatomicamente indistinguibili da quelle del dolore”).
Ma quali sono i meccanismi esatti con cui la PEA esercita tali effetti? Gli Autori si soffermano dapprima sulle tre ipotesi più accreditate, per poi dimostrarne l’intima convergenza. “La PEA agisce da antagonista locale dell’eccesso di degranulazione mastocitaria (ipotesi ALIA) e lo fa sia legandosi a recettori specifici espressi sulla membrana di mastociti e di neuroni primari (ipotesi recettoriale), sia inibendo la degradazione di altri composti endogeni ad attività antinfiammatoria ed antinocicettiva (ipotesi “entourage”).”
Forse mai prima d’ora una molecola si era dimostrata in grado di possedere tali e tante potenzialità: duplice effetto antinfiammatorio ed antinocicettivo, azione locale priva di effetti collaterali sistemici, protezione naturale dal danno, effetto mirato sui mastociti.
Potenziali campi di applicazione di PEA ed analoghi? Tutti quelli a forte componente infiammatoria o algica, in settori che vanno dalla dermatologia all’ortopedia, dall’odontostomatologia alla chirurgia.
Copia cartacea disponibile a richiesta a cedis@innovet.it