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PEA: ultime evidenze in dolore e infiammazione

Il fascicolo di giugno 2005 della rivista “Neuropharmacology” è interamente dedicato agli endocannabinoidi ed alle loro applicazioni clinico-pratiche. In primo piano, la palmitoiletanolamide o PEA, il cui profilo biologico di “regolatore endogeno” di infiammazione e dolore viene ora chiaramente confermato in diversi modelli, sia umani che animali.
PEA: ultime evidenze in dolore e infiammazione

Endocannabinoidi. Vale a dire, l’insieme di quelle sostanze che si accumulano in situazioni di danno e che, attraverso sofisticati meccanismi d’azione, vanno a coordinare quei sistemi di protezione naturale che l’organismo mette in atto per prevenire eccessive risposte di natura infiammatoria ed algica. Ebbene, a queste sostanze ed alle loro straordinarie potenzialità terapeutiche gli editori di “Neuropharmacology” dedicano l’intero fascicolo di giugno 2005. 14 articoli scritti dai più noti ricercatori del settore ed accorpati sotto l’emblematico titolo di: “Direzioni future nella terapia con cannabinoidi: dalla panchina alla clinica”, a significare la definitiva entrata di queste sostanze nella gestione clinica di diverse condizioni patologiche.
In primo piano, ancora una volta la PEA, il cui significativo aumento in condizioni infiammatorie e neuropatiche viene dimostrato da un noto gruppo di ricerca italo-americano, da sempre impegnato nello studio degli endocannabinoidi.
Abbiamo dimostrato – scrivono Vincenzo Di Marzo e coll. – un forte incremento dei livelli, sia sistemici che locali, di PEA in tre diverse condizioni di infiammazione e dolore neuropatico: la lombosciatalgia cronica e la colite ulcerosa nell’uomo ed il dolore neuropatico nel topo…Nel caso della lombosciatalgia, l’aumento dei livelli ematici di PEA si riscontrava immediatamente dopo che i pazienti erano stati sottoposti a manipolazione osteopatica…Negli altri due modelli, la PEA raddoppiava, rispetto ai controlli, sia nella zampa di topo che nelle biopsie di colon effettuate su pazienti con colite ulcerosa.”
Importanti le conclusioni scritte dai ricercatori nell’articolo: “Si tratta di dati che, uniti a quelli precedentemente ottenuti, danno corpo definitivo all’ipotesi della PEA come mediatore endogeno i cui livelli aumentano drasticamente in situazioni infiammatorie e neuropatiche, al fine di esercitare un’azione locale, sia antinfiammatoria che analgesica.”
La Medicina Veterinaria conosce bene questi effetti, utilizzando, già da tempo e con successo, gli analoghi sintetici degli endocannabinoidi – le aliamidi (molecole a meccamismo alia), per intenderci – in diversi condizioni patologiche che interssano il cane ed il gatto: dalle allergie, alle flogosi del cavo orale (es. gengiviti, stomatiti), alla riparazione delle ferite, al dolore ed all’infiammazione in corso di artrosi.

Articolo disponibile su richiesta a cedis@innovet.it