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Geriatria felina a Cremona

11-13 settembre 2008: tre giorni interamente dedicati al gatto anziano/geriatrico, e alle sue specifiche problematiche. Tra queste, la sindrome della disfunzione cognitiva (CDS).
Geriatria felina a Cremona

Maggior attenzione da parte dei proprietari, importanti avanzamenti nel settore della nutrizione e della medicina veterinaria, maggior tutela del benessere animale. Sono queste le ragioni per cui la popolazione felina, in Europa come nel resto del mondo, è decisamente “senior” e, in quanto tale, afflitta da tutte le malattie organiche tipiche della terza età: artrosi, insufficienza renale cronica, ipertensione, diabete mellito, disfunzioni epatiche ed endocrine.
Ma, durante il corso SCIVAC interamente dedicato alla Geriatria Felina, Danielle Gunn Moore si è concentrata in particolare sulla disfunzione cognitiva (CDS) che, in età avanzata, colpisce anche il gatto.
Un termine, la CDS, che la studiosa d’oltremanica applica al deterioramento età-dipendente delle capacità cognitive dell’animale, e che si porta appresso un vero e proprio ventaglio di segni comportamentali, per i quali non è possibile ravvisare alcuna causa organica.
Una diagnosi assai frequente, la CDS, che oggi si riscontra nel 28% dei gatti di età compresa tra gli 11 e i 14 anni, e addirittura nel 50% dei felini di età superiore ai 15 anni.
E a cui si arriva dopo aver escluso tutte le altre possibili cause organiche di disagio comportamentale (artrosi, ad esempio), tipiche del gatto anziano.
Tra i sintomi rivelatori nel gatto di questa neurodegenerazione età-dipendente, la Gunn-Moore cita il disorientamento spaziale, le alterate interazioni sociali, le vocalizzazioni notturne, i disordini di eliminazione, le modifiche dell’attività generale dell’animale, sia in eccesso (es. iper-aggressività), sia in difetto (es. apatia).
Tutti sintomi, ha sottolineato la Gunn-Moore, che dipendono da più meccanismi di neurodegenerazione età-dipendente: dalle modifiche vascolari, con diminuzione del flusso ematico cerebrale e tendenza all’ipossia; all’iperproduzione cronica di radicali liberi ad azione neurotossica; alla deposizione di proteina beta-amiloide e proteina tau negli strati corticali profondi; alle alterazioni di natura neurotrasmettitoriale (es. sistema colinergico).
Dal punto di vista terapeutico, la studiosa ha ribadito il management combinato della CDS, fatto di una commistione di misure dietetiche, di strategie di arricchimento ambientale, di approcci antiossidanti o, altresì, di tipo nutraceutico o più classicamente farmacologico.