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Alito da cani? Non sottovalutiamolo

Informare ed educare il proprietario a porre la dovuta attenzione a questo fastidio molto comune è il consiglio di “Journal of Veterinary Dentistry”.
Alito da cani? Non sottovalutiamolo

Non è solo un fatto di convivenza, più o meno difficile. L’alito cattivo (alitosi) è nel cane un vero e proprio “sintomo”: la spia, piutttosto facile da individuare, che qualcosa non va, in bocca, ma, anche, altrove.
L’americana Diana Eubanks lo spiega molto chiaramente. Il cattivo odore, afferma, è legato a tantissime condizioni sistemiche: dalle malattie gastro-intestinali, alle infezioni respiratorie, al diabete, all’insufficienza renale.
La causa più frequente dell’alito cattivo risiede, però, in bocca. E la principale responsabile è quella composita popolazione batterica che, specie in condizioni di parodontopatia, è in grado di produrre ingenti quantità di prodotti voltatili solforati, responsabili del cattivo odore del cavo orale. Senza contare altri fattori che possono aggravare l’alitosi: la diminuita produzione di saliva, che si riscontra ad esempio nei cani anziani; la presenza di forcazioni esposte che favoriscono il ristagno e la conseguente putrefazione dei residui di cibo; il tipo stesso di alimentazione adottata.
Cosa possiamo fare, allora, se il nostro amico a quattrozampe ha proprio un “alito da cani”? Due, dice Eubanks, le azioni fondamentali da intraprendere: curare la sua igiene orale quotidiana, ed effettuare la periodica profilassi dentale.
Per tirare le conclusioni, l’alito cattivo nel cane è un problema comune. Non per questo, però, lo si deve sottovalutare. Tutto sommato, gli strumenti per contrastarlo efficacemente, ed evitare guai ben più seri al cavo orale dei nostri animali, oggi ci sono. Basta conoscerli, metterli in pratica e, soprattutto, avere la costanza di usarli sempre.