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Alzheimer: psicofarmaci sotto accusa

Gli anti-psicotici a lungo termine dimuiscono il tasso di sopravvivenza dei malati di Alzheimer. Lo dimostra uno studio del King’s College di Londra.
Alzheimer: psicofarmaci sotto accusa

Notizia-shock per i malati di Alzheimer: l’utilizzo a lungo termine dei potenti farmaci, impiegati per lenire gli effetti devastanti del morbo sulle capacità cognitive e mnemoniche, aumenta il rischio di morte. E’ quanto riporta uno studio britannico pubblicato sulla rivista “Lancet Neurology”. Gli scienziati del King’s College di Londra hanno monitorato, dall’ottobre 2001 all’ottobre 2004, l’evolvere della malattia di 128 pazienti con il morbo di Alzheimer, in eta’ compresa tra i 67 e i 100 anni, che vivevano in strutture di assistenza. Alla meta’ dei pazienti sono stati somministrati farmaci antipsicotici, all’altra meta’ un semplice placebo. Dopo un anno, le possibilita’ di sopravvivenza tra i pazienti del primo gruppo erano del 70%, contro il 77% del gruppo placebo. Ancora piu’ inquietante il gap dopo due anni: chi assumeva farmaci ha visto il tasso di sopravvivenza scendere al 46%, contro il 71% del gruppo placebo. Dopo tre anni, il divario si e’ ulteriormente accentuato, con solo il 30% del primo gruppo che e’ riuscito a sopravvivere, contro il 59% del secondo. Segno, sostengono i neuropsichiatri, che l’uso per piu’ di alcuni mesi degli antipsicotici comporta effetti collaterali insostenibili. “Si registra un deciso aumento del rischio a lungo termine della mortalita’ nei malati di Alzheimer che hanno assunto antipsicotici”, si legge nel documento finale della ricerca, scritto da Clive Ballard, uno specialista dell’invecchiamento al King’s College. “Questi risultati evidenziano ulteriormente la necessita’ di cercare alternative meno dannose per il trattamento a lungo termine dei sintomi comportamentali e cognitivi di questi pazienti”.