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Scoperti nel cane meccanismi di invecchiamento cerebrale

Plasticità sinaptica e “controllo qualità” delle proteine sono a rischio nel cervello del cane che invecchia. Ricercatori italiani lo spiegano su “Mechanisms of Aging and Development”.
Scoperti nel cane meccanismi di invecchiamento cerebrale

Un gruppo di ricercatori piemontesi dimostra nel cane l’impatto che ha l’età su fattori direttamente coinvolti nella plasticità neuronale, come su quei sistemi di controllo che consentono di prevenire l’accumulo intracerebrale di proteine anomale, prima tra tutte la proteina beta-amiloide.
Basandosi su specifici test comportamentali somministrati a 29 cani di proprietà, il gruppo di Piera Ghi e Maria Cristina Osella ha innanzitutto dimostrato come nei soggetti anziani e geriatrici (dai 9 ai 16 anni) sia evidente una compromissione delle capacità cognitive e di apprendimento rispetto a quelle riscontrate nei cani giovani/adulti (dai 2 agli 8 anni di età).
Applicando poi determinate tecniche immunoistochimiche al cervello di 13 cani, di età compresa tra i 2 ed i 16 anni, i ricercatori sono arrivati per la prima volta alla dimostrazione che la senescenza causa, a livello di ippocampo, un progressivo declino nell’espressione neuronale di uno specifico fattore di trascrizione (EGR1), necessario a garantire la corretta plasticità sinaptica.
Non solo, ma il gruppo di Torino dimostra che anche il sistema di “controllo qualità” delle proteine è gravemente inefficiente nel cervello del cane che invecchia. Per questo, non è più in grado di riconoscere e smaltire quelle proteine, beta-amiloide in primis, direttamente implicate nella patogenesi delle forme di demenza senile simile all’Alzheimer, che il cane condivide con l’uomo.
La conclusione che si può trarre è che quello del cane anziano è sicuramente un cervello “a rischio”, proprio per l’insieme di tutte quelle alterazioni neurodegenerative che ne intaccano anatomia e funzionalità, esponendolo ad invalidanti disturbi cognitivi e mnemonici. Per questo, sono quantomai auspicabili tempestive misure di neuroprotezione, che controllino o, perlomeno, rallentino la comparsa di quei disordini clinici causalmente correlati ad una patologica neurodegenerazione.