Facebook Linkedin Instagram
A member of the Swedencare family
Cuore con pets

Beta-amiloide anche nel gatto

Pare proprio di sì, a detta di un gruppo di ricercatori dell’Università di Edinburgo che nel cervello del gatto anziano rileva la presenza di caratteristiche placche di proteina b-amiloide: un’alterazione strutturale neurodegenerativa correlata all’età e già riscontrata sia nel cane affetto da disfunzione cognitiva che nell’uomo portatore di demenza senile di tipo Alzheimer.

Le ricerche portano la firma dei ricercatori dell’”Hospital for Small Animals” dell’Università di Edinburgo e compaiono tra gli articoli “di prossima stampa” del “Journal of Feline Medicine and Surgery”.
“La neurodegenerazione senile – si legge nel pre-print dell’articolo – è sempre più spesso il meccanismo oggi invocato per spiegare le disfunzioni cerebrali tipiche dell’età avanzata. E questo vale sia per l’uomo, dove le malattie neurodegenerative tipiche dell’invecchiamento – Alzheimer in primis – sono accompagnate da caratteristici cambiamenti dell’istopatologia cerebrale; sia per il cane, i cui problemi comportamentali e cognitivi età-correlati condividono con l’uomo la tipologia delle sottostanti alterazioni cerebrali di natura strutturale.”
E il gatto? A colmare questa lacuna arrivano ora le ricerche del gruppo di Danielle Gunn-Moore ed Elizabeth Head, condotte sul cervello di 19 gatti, di cui 17 con segni clinici di disfunzioni neurologiche. “Abbiamo notato – si legge nell’articolo – che l’accumulo di proteina b-amiloide compare nei soggetti di età superiore ai 10 anni, con particolare interessamento delle aree corticali anteriori profonde.”
“Il nostro studio – concludono,infine, le ricercatrici – dimostra che anche nel gatto l’accumulo di amiloide rappresenta una tipica alterazione neurodegenerativa senile, secondo un pattern strutturale che accomuna pertanto il cervello del felino anziano a quello di altri mammiferi a lui molto vicini: l’uomo ed il cane.”