Non c’è termine medico circondato da tanta “confusione semantica” come ARTROSI. Scelto per definirne il carattere degenerativo, il suffisso “OSI” sempre più si rivela insufficiente per descrivere la reale e complessa cascata di eventi che caratterizza la malattia. Gli anglo-americani – che pur preferiscono il termine “osteoarthritis” ad “osteoarthrosis” – ancora cadono spesso nell’equivoca definizione di artrosi in termini di DJD (Degenerative Joint Disease = malattia degenerativa articolare).
Oggi la faccia infiammatoria dell’artrosi va assumendo una fisionomia sempre più chiara e definita. Al sesto congresso mondiale dell’OARSI (OsteoArthritis Research Society International), recentemente svoltosi negli Stati Uniti (Washington 30 settembre – 3 ottobre 2001), una relazione dal titolo “La sinovite predice la progressione artroscopica dell’artrosi del comparto tibiofemorale mediale del ginocchio” esalta la compartecipazione delle reazioni infiammatorie (sinovite) negli eventi condrodegenerativi.
I risultati di uno studio prospettico, multicentrico, della durata di un anno, effettuato su 498 pazienti con gonartrosi primaria indicano, infatti, che non solo la sinovite è una “caratteristica comune” di questa malattia, ma anche che essa “può considerarsi fattore predittivo della successiva condrolisi [NdR.: condrodegenerazione]”.
Questa scoperta, che getta nuova luce sull’artrosi, comporta un’importante rivoluzione negli approcci terapeutici cosiddetti “disease modifying”, che incidono, cioè, sulla cascata patogenetica della malattia. I condroprotettori classici, quelli che agiscono esclusivamente sulla componente degenerativa (es. condroitin solfato, glucosamina), non bastano più: serve associarli ad altre sostanze, in grado di contrastare anche le reazioni ad impronta infiammatoria (es. bioflavonoidi quercetina e rutina).
Ayral et al., 2001, Synovitis predicts the arthroscopic progression of medial tibiofemoral knee osteoarthritis, Osteoarthritis and Cartilage, 9 (suppl.B): S2.