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Urla nel silenzio: diamo voce al dolore animale

Oggi, la questione del dolore non si può più porre rifacendosi al vecchio interrogativo che ci portava a chiederci se l’animale soffre, ma va bensì affrontata con un impegno massimo, volto a limitare questa sofferenza. Lo si è discusso all’ultimo Simposio sul Benessere Animale, organizzato dall’AVMA (American Veterinary Medical Association) lo scorso ottobre a Chicago.
Urla nel silenzio: diamo voce al dolore animale

In 170 – tra veterinari, tecnici veterinari e studenti – hanno partecipato alla giornata sul dolore, organizzata il 14 Ottobre scorso a Chicago dall’Associazione dei Medici Veterinari Statunitensi.
Tenuta dalla professoressa Robertson – Associato del Dipartimento di Scienze Cliniche della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università della Florida e Diplomato ACVA (American College of Veterinary Anesthesiologists) – la conferenza ha affrontato i temi più scottanti della moderna scienza del dolore.
Dalla classificazione del dolore in fisiologico, clinico/patologico e neurogenico, alla sua “epidemiologia”.
Ogni anno, negli Stati Uniti, oltre 20 milioni di animali trovano impiego nel settore della ricerca scientifica. Se ciò, da un lato, è da considerarsi un vanto, perché indice del fervore della scienza medica americana, dall’altro, è mandatario impegnarsi per evitare a questi animali – in prevalenza roditori – inutili sofferenze.
Si stima, inoltre, che una quantità sette volte superiore di animali (20 milioni di cani, 60 milioni di gatti e 60 milioni di felini non domestici) venga sottoposta ogni anno a procedure dolorose non legate alla ricerca.
A questi numeri impressionanti, va a sommarsi una altrettanto impressionante popolazione di cani affetti da dolore artrosico. “Almeno il 20% di tutti i cani degli Stati Uniti”, secondo quanto affermato dalla professoressa Robertson.
Un dato che deve farci riflettere in merito alla componente algica dell’artrosi e alla necessità – etica prima ancora che medica – di affrontare il dolore articolare con le armi più corrette, quelle, cioè, che all’efficacia terapeutica accoppino il minor rischio possibile di effetti collaterali.
Un comunicato stampa relativo alla conferenza in oggetto può essere consultato all’indirizzo http://www.avma.org/onlnews/javma/dec01/s121501c.asp