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Condroprotettori per le degenerazioni del disco

Che glucosamina e condroitin solfato siano sostanze impiegate, ormai su vasta scala, come valido trattamento complementare per la cura dell’artrosi che colpisce le articolazioni mobili (diartrosi), è noto da tempo. Meno conosciuto, invece, è il loro potenziale di applicazione nell’artrosi delle articolazioni semimobili (anfiartrosi), quella “intervertebral disc disease” (IVDD), contraddistinta da degenerazione del disco intervertebrale e conclamata sintomatologia dolorosa.
Condroprotettori per le degenerazioni del disco

A colmare questa lacuna interviene un gruppo congiunto di biochimici, neurologi ed ortopedici di Amsterdam che pubblica, nel terzo fascicolo del 2003 della rivista “BMC Complementary and Alternative Medicine”, un interessante articolo sul razionale d’impiego di questi due condroprotettori nelle degenerazioni che colpiscono le articolazioni semimobili (anfiartrosi) della colonna vertebrale. “Finora – scrivono i ricercatori – l’unica opzione terapeutica di fronte alle imponenti sciatalgie conseguenti alla degenerazione dei dischi intervertebrali, era quella di asportare il disco, piuttosto che tentarne il recupero strutturale. Oggi, la disponibilità di nutraceutici come glucosamina e condroitin solfato offre la possibilità, soprattutto nelle fasi precoci di degenerazione, di rallentare la degradazione del nucleo polposo, ripristinandone composizione normale e corretta funzionalità.”
La biochimica, dunque, parla chiaro: la matrice del nucleo polposo – la cui composizione in glicosaminoglicani (GAG), collagene ed acido jaluronico ricalca perfettamente quella della cartilagine articolare – risente positivamente di sostanze, come glucosamina e condroitin solfato, che non solo stimolano la sintesi di queste macromolecole, ma ne riducono contemporaneamente la degradazione, promovendo, pertanto, la riparazione discale. Gli Autori non si soffermano solo sul razionale scientifico che giustifica l’impiego dei condroprotettori nelle patologie degenerative discali, ma ne riportano anche gli esiti applicativi, citando il caso di una sciatalgia dolorosa e ricorrente in un uomo di 56 anni.
“La somministrazione orale di glucosamina e condroitin solfato per due anni ha determinato un evidente miglioramento dei segni clinici, con recupero della mobilità e sensibile diminuzione del dolore, che già si percepivano a sei mesi dall’inizio del trattamento. Non solo, ma l’indagine alla risonanza magnetica evidenziava un netto recupero della qualità strutturale della cartilagine discale, con riduzione della protrusione ed aumento del contenuto idrico, soprattutto per quei dischi che manifestavano segni degenerativi in fase iniziale.”
“Si tratta – concludono i ricercatori – di indubbie evidenze che dimostrano la validità di questi nutraceutici nel recupero strutturale delle cartilagini, siano esse situate nelle articolazioni mobili che semimobili.”
Articolo disponibile in PDF http://www.pubmedcentral.nih.gov/picrender….