Facebook Linkedin Instagram
A member of the Swedencare family
Swedencare

I mastociti non amano il secco

La secchezza ambientale provoca un aumento del numero dei mastociti e del contenuto di istamina nel derma. Sarebbe questa una delle cause dell’aggravamento della sensazione pruriginosa che caratterizza, specialmente d’estate, alcune dermatopatie, atopia in testa.
I mastociti non amano il secco

Questa interessante conclusione viene da studi condotti sul topo e pubblicati nel fascicolo di agosto 2003 del British Journal of Dermatology.
“Avevamo già dimostrato – affermano i ricercatori – come l’umidità ambientale è in grado di influenzare molti parametri cutanei, come la permeabilità epidermica, lo spessore ed il grado di desquamazione dello strato corneo, addirittura… la risposta della cute alle alterazioni di barriera… Ora, il nostro obiettivo è stato quello di dimostrare che dal grado di umidità dipendono anche numero dei mastociti e contenuto di istamina del derma.”
Ed i risultati ci sono stati. “I topi mantenuti in ambiente secco (umidità relativa <10%) per 3-5 giorni presentano un contenuto di istamina pressoché raddoppiato rispetto a quello degli stessi animali stabulati in ambiente umido (umidità relativa > 80%)…
Non solo, ma il numero di mastociti per area di unità dermica è maggiore del 57% rispetto a quello rilevato nei soggetti tenuti in ambiente secco.” Pare, dunque, non ci siano più dubbi: l’umidità ambientale influenza di per sé la popolazione mastocitaria ed il contenuto di istamina, uno dei mediatori del prurito che viene in massima parte rilasciato proprio da tali cellule.
“Non sappiamo ancora con certezza quale sia il meccanismo per cui la secchezza ambientale genera tali variazioni nei mastociti. Più che una stimolazione diretta, ci pare più attendibile invocare, in presenza di scarsa umidità ambientale, l’aumentata produzione di fattori di crescita e citochine (SCF e IL-1 in particolare) che inducono, a loro volta, una marcata proliferazione mastocitaria.”
Molto interessanti le ripercussioni pratiche di questi risultati. Innanzitutto, per quelle patologie cutanee a recrudescenza pruriginosa stagionale che – visto il nuovo tassello che si è ora aggiunto alla patogenesi del prurito – potrebbero trarre giovamento proprio dal controllo della funzionalità di quei mastociti soprannumerari, tipici della stagioni più secche. Ma anche per altre situazioni cutanee – la cicatrizzazione ad esempio – in cui il mantenimento di una corretta umidità locale potrebbe influire positivamente non solo sulla contrazione della ferita, ma anche sulle fastidiose sensazioni pruritogene che accompagnano le fasi riparative.