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Invecchiamento cerebrale: nuove speranze da Milano

È stato presentato al 46° Congresso Nazionale Scivac (Milano, 8-11 maggio 2003) un nuovo approccio nutraceutico per l’invecchiamento cerebrale del cane e del gatto. Fulcro di tale approccio un fosfolipide di membrana – la fosfatidilserina – che, agendo su numerosi processi neurofisiologici alterati dall’invecchiamento cerebrale, si profila come un vero e proprio “nutriente cerebrale”, ad alto potenziale neuroprotettivo.
Invecchiamento cerebrale: nuove speranze da Milano

“Sindrome della disfunzione cognitiva o CDS, sindrome confusionale, depressione da involuzione, distimie, ansie, fobie, iper-aggressività. Queste le diagnosi dei disturbi comportamentali, emozionali e cognitivi che possono accompagnarsi all’invecchiamento cerebrale patologico di cani e gatti e che, a dispetto del polimorfismo di segni e sintomi, condividono tutte un substrato di “neurodegenerazione.” Con queste parole, Alda Miolo del CeDIS di Innovet ha iniziato la relazione congressuale – co-firmata dal noto comportamentalista canadese Gary Landsberg – sui meccanismi d’azione di una molecola in grado di contrastare efficacemente queste invalidanti modifiche neurodegenerative: la fosfatidilserina (PS). “Si tratta – ha proseguito la relatrice – di un fosfolipide, che costituisce uno dei principali “mattoni da costruzione” delle membrane cellulari e, in particolare, di quelle neuronali, le cui sofisticate attività (es. generazione e trasmissione degli impulsi, comunicazione sinaptica) dipendono proprio dalla corretta struttura e fluidità del doppio strato lipidico.” È seguito l’elenco delle molteplici azioni della PS che – oltre a ripristinare l’indispensabile fluidità delle membrane neuronali, compromessa dall’invecchiamento – vanta la capacità di: 1) prevenire l’apoptosi neuronale; 2) aumentare la disponibilità cerebrale di glucosio; 3) riequilibrare il sistema dei neurotrasmettitori (es. acetilcolina, dopamina), stimolandone sintesi e rilascio e normalizzando la densità dei corrispondenti recettori; 4) stimolare la sintesi di fattori neurotrofici specifici, NGF (Nerve Growth Factor) in particolare. Vitali, dunque, per un cervello che invecchia, queste attività della PS, che non solo ha alle spalle una corposa mole di dati sperimentali e clinici come “nutriente per il declino cognitivo”, ma che conta anche su un’ottima biodisponibilità per via orale ed un altissimo profilo di sicurezza.Pienamente giustificate, dunque, le conclusioni degli Autori: “Per le molteplici attività nootropiche [NdR: dotate di effetti positivi sulle funzioni cerebrali], la PS ha tutte le potenzialità non solo per garantire un invecchiamento cerebrale “di successo” agli animali anziani, ma anche per migliorare le condizioni di quei soggetti che già presentano sintomi di invecchiamento cerebrale patologico.”