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Quercetina e riassorbimento osseo

Il gruppo di Farmacologia Clinica dell’Università “Jules Verne” di Amiens (Francia) dimostra che la quercetina possiede una potente attività inibitoria nei confronti del riassorbimento osseo mediato dagli osteoclasti. Importanti le ripercussioni pratiche di questa scoperta che potenzia le aspettative di un efficace utilizzo di questo flavonoide in malattie accompagnate da fenomeni ossei erosivi, tra cui anche l’artrosi.
Quercetina e riassorbimento osseo

Il gruppo della Farmacologa francese Alice Wattel pubblica su Biochemical Pharmacology i risultati di una ricerca condotta in vitro su colture di osteoclasti di coniglio, trattati con dosi crescenti (da 0.1 a 100microMoli) di quercetina, al fine di valutarne il grado di inibizione dell’attività di riassorbimento osseo. “ I nostri risultati – scrive la Wattel – indicano chiaramente che la quercetina possiede la capacità di inibire il riassorbimento osteoclastico in maniera dose- e tempo-dipendente. Tale effetto, che si manifesta già a concentrazioni molto basse (0,1microMolare), è peraltro accompagnato da una significativa apoptosi (NdR: morte cellulare programmata) degli stessi osteoclasti…Inoltre, con una concentrazione di quercetina pari a 50 microMolare, abbiamo rilevato una drastica riduzione (75%) dei radicali liberi presenti a livello intracellulare.” Una conferma, dunque, anche della potente attività antiossidante di questo flavonoide, capace, d’altronde, di avvalersi di altri meccanismi per esercitare, anche a basso dosaggio, un significativo effetto anti-osteoclastico. L’inibizione della pompa del calcio, per esempio, o l’attività inibitoria nei confronti di determinate citochine (es. IL-1, IL-7), preposte all’attivazione degli osteoclasti e, dunque, alla stimolazione del riassorbimento osseo. Importanti le ricadute pratiche di questi nuovi dati sperimentali, che avvalorano la bontà di utilizzo della quercetina in quelle situazioni cliniche accompagnate da un eccessivo riassorbimento delle strutture ossee. L’osteoporosi, ad esempio, ma indubbiamente anche l’artrosi che, soprattutto nelle fasi avanzate, ai tratti degenerativi ed infiammatori accoppia imponenti fenomeni erosivi (es. cisti, geodi) a carico dell’osso subcondrale.