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Gestire il paziente anziano

Rimini, 50° congresso nazionale SCIVAC. La SISCA (Società Italiana di Scienze Comportamentali Applicate) ha organizzato, sabato 28 maggio 2005, una sessione specialistica sui “disordini comportamentali del cane anziano”. Tra i relatori, Maria Cristina Osella che ha affrontato, da comportamentalista, il “practice management” del paziente anziano. Ne è emersa una griglia di approccio tanto semplice e razionale, quanto indispensabile ad attuare idonee strategie, preventive e terapeutiche, mirate al benessere del “senior pet”.
Gestire il paziente anziano

“Accurata raccolta anamnestica, clinica e comportamentale; altrettanto scrupoloso e completo esame fisico, corredato di opportune indagini di laboratorio e strumentali; eventuale consulto specialistico. Il tutto mirato ad escludere l’esistenza di una patologia organica sottostante a determinate alterazioni comportamentali di cani e gatti anziani.” Così ha descritto il “primo impatto” con il paziente anziano Maria Cristina Osella, ben sapendo, dalla propria esperienza sul campo, che “nei cani e nei gatti anziani i problemi comportamentali sono spesso riferibili ad una combinazione di disturbi organici e funzionali, molto spesso considerati, tanto dai proprietari quanto dai veterinari, ineluttabili infermità senili, se non, addirittura, inesorabili, quanto incurabili conseguenze del normale invecchiamento.”
La realtà, comunque, è ben diversa e lascia spazio ad una miriade di utili interventi: dall’educare il proprietario ad “osservare” l’animale anziano ed a “registrarne” precocemente le eventuali alterazioni comportamentali; ad approfondire la conoscenza clinica delle potenziali diagnosi comportamentali geriatriche; alla realizzazione di specifici protocolli di prevenzione e terapia. “Il paziente anziano – ha affermato la Osella – è un soggetto tendenzialmente “plurimalato”, fragile, nei confronti del quale anche la dose e la durata di un trattamento farmacologico vanno entrambe limitate, mantenendole entro la cosiddetta soglia del minimo rischio…Anche in considerazione del fatto che spesso, in questi casi, si impiegano più farmaci contemporaneamente.”
“Per questi pazienti – ha proseguito la Osella – è consigliabile un approccio di combinazione, in cui l’impatto della farmacologia classica su un organismo dalle diminuite capacità adattative venga in qualche modo smorzato, ma, non per questo, inficiato, da interventi naturali, capaci, cioè, di attivare le vie endogene di difesa e protezione…Vale per tutti l’esempio del nutraceutico fosfatidilserina: naturale fosfolipide di membrana che, preservando la fluidità della membrana neuronale, può efficacemente coadiuvare gli interventi farmacologici e comportamentali nella prevenzione e/o nella cura dei disturbi cognitivi e comportamentali legati all’età.”

Abstract disponibile su richiesta a cedis@innovet.it