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La diagnosi “combinata” di artrosi

Ortopedici svedesi applicano a cani affetti da zoppia della spalla una combinazione di metodi diagnostici - clinici, radiografici, artroscopici e citologici – riuscendo ad evidenziare anche i casi asintomatici di artrosi lieve o moderata.
La diagnosi “combinata” di artrosi

“Veterinary and Comparative Orthopaedics and Traumatology” (VCOT) pubblica uno studio prospettico di due ricercatori svedesi, che si sono prefissi di verificare, in 42 cani affetti da zoppia della spalla, l’attendibilità di diversi metodi diagnostici nei confronti dell’artrosi eventualmente presente.
All’indagine artroscopica, tutti i cani inclusi nello studio presentavano alterazioni patologiche a carico dei tessuti articolari: sinovite, erosioni cartilaginee di diversa gravità, osteofitosi, modifiche teno-legamentose.
Correlando, però, i dati artroscopici alle altre metodiche diagnostiche utilizzate, i ricercatori hanno dimostrato che: a) cani clinicamente asintomatici si sono rivelati portatori di lesioni artroscopiche di natura degenerativo-infiammatoria. L’assenza di segni clinici (dolore, zoppia) non è, dunque, sinonimo di “assenza di artrosi”; b) cani con assenza di segni radiografici di artrosi erano, in realtà, affetti da gravi alterazioni artroscopiche tissutali, da moderate a gravi. Ciò significa che la presenza di alterazioni radiografiche, anche lievi, costituisce indubbio segno di artrosi in atto, ancorchè non predittiva della sua gravità; c) cani con liquido sinoviale citologicamente nella norma presentavano un quadro artroscopico dichiaratamente infiammatorio, a significare che nemmeno l’analisi citologica del liquido sinoviale può, da sola, dare indicazione certa di artrosi.
A parte la considerazione che “l’artroscopia rappresenta il metodo più sensibile ed accurato per la diagnosi delle alterazioni artrosiche della spalla nel cane”, l’articolo punta il dito sulla necessità di combinare più metodi di indagine: dalla visita clinica accurata, all’analisi radiografica precoce, all’esame del liquido sinoviale e, quando possibile, all’artroscopia. Lo scopo? Evidenziare l’artrosi al suo esordio: quando, cioè, è ancora possibile arrestarne l’invalidante evoluzione e maggiore è la responsività alla combinazione di interventi chirurgici, farmacologici, nutraceutici condroprotettivi, antinfiammatori/antiossidanti e riabilitativi.