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A Vicenza il gatto con l’artrosi

Un seminario organizzato da AIVPA in provincia di Vicenza porta l’attenzione su una malattia sempre più emergente: l’artrosi del gatto. A parlarne è Gian Luca Rovesti.
A Vicenza il gatto con l’artrosi

“Vecchia novità” l’ha definita il noto ortopedico di Cavriago (Reggio Emilia), aprendo l’incontro organizzato da AIVPA, in collborazione con Boehringer, giovedì 13 marzo 2008 a Creazzo (Vicenza). Un ossimoro assai efficace per sintetizzare le caratteristiche dell’artrosi nel gatto: una malattia conosciuta fin dai tempi dei dinosauri, ma solo recentemente considerata appannaggio anche della specie felina.
Nel corso della serata, Rovesti ha tracciato la carta d’identità dell’artrosi nel gatto: prevalenza del 2-3% nei soggetti sotto i 10 anni di età, che, però, si spinge fino al 90% nei gatti anziani; coinvolgimento di più articolazioni, con interessamento preferenziale di anca e gomito; spiccata asintomaticità, dato che la zoppia si manifesta solo in un’esigua percentuale (4-25%) dei gatti artrosici.
Molto dettagliato, poi, l’elenco che Rovesti ha fornito dei numerosi fattori predisponenti all’artrosi nel gatto – dalle fratture di varia natura, alle lussazioni, ai traumi – soffermandosi, in particolare, sulle diverse tecniche di riduzione delle fratture in questo paziente.
Altrettanto interessante è stata la descrizione dei capisaldi dell’approccio diagnostico al gatto con problemi di zoppia: dall’attenzione per l’atteggiamento generale dell’animale; alla conduzione della visita clinica, da effettuare in ambiente tranquillo ed in tempi sufficientemente lunghi; alla gonioscopia delle articolazioni, dato che “un’escursione articolare ridotta è spia precoce di disagio articolare, ancor prima della zoppia”; fino all’utilizzo di indagini strumentali, come la classica indagine radiografica o la più innovativa pedana presso-sensibile per rilevare impronte proporzionali al carico impresso sulla pedana stessa.
Rovesti ha parlato anche di terapia, soffermandosi sull’utilizzo di antinfiammatori ed analgesici specifici per il gatto ed accennando a terapie non farmacologiche, come quelle, ad esempio, di tipo ambientale, mirate a smorzare la componente emozionale del dolore.