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Dermatite atopica: fuori, dentro e…ancora fuori

Sono i difetti della barriera cutanea a scatenare le risposte immunitarie e l’iper-reattività mastocitaria tipiche della dermatite atopica, che, a loro volta, comprometteranno ancora di più l’omeostasi di tale barriera. Lo spiega “The Journal of Investigative Dermatology”.
Dermatite atopica: fuori, dentro e…ancora fuori

Comincia ad incrinarsi la classica visione “inside-outside” della dermatite atopica, secondo la quale sono le anomalie immunitarie endogene di un organismo a scatenare la risposta atopica della cute.
I dermatologi californiani Peter Elias e Martin Steinhoff avanzano ora l’ipotesi “outside-inside-outside”. Vale a dire, sostengono che il danno, congenito o acquisito, a carico della barriera epiteliale della cute non sia il semplice epifenomeno dell’infiammazione atopica, quanto piuttosto il “driver” di questa dermatopatia. Lo comprova la correlazione tra gravità della perturbazione di barriera e malattia atopica; e lo convalida il successo dei trattamenti mirati al ripristino dell’integrità di tale barriera.
Le anomalie dello strato difensivo della cute, sostengono gli autori, rappresentano il primo passo per alterazioni fisico-chimiche locali, come per l’ingresso di sostanze e microrganismi, destinate ad attivare il sistema immunitario cutaneo ed i locali mastociti. Saranno, poi, mediatori liberati anche dagli stessi mastociti (es. citochine), come da linfociti e cellule di Langerhans, a peggiorare ulteriormente la funzione di barriera, avviando, in ultima analisi, un “loop” di danno atopico che da fuori si ripercuote dentro, per poi rimbalzare ancora una volta fuori.
Va da sé che questo “restyling” patogenetico della dermatite atopica dà enorme importanza a tutti quei trattamenti che, tramite l’utilizzo di naturali componenti lipidici dello strato corneo (es. fitosfingosina, ceramidi), siano in grado di ripristinare la funzionalità difensiva della barriera cutanea e, dunque, agire a monte degli eventi scatenanti lo stato atopico.