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EBM per il Condroitin solfato

Un’analisi retrospettiva sancisce sicurezza ed efficacia del condroitinsolfato (CS) nell’artrosi dell’anca e del ginocchio. Se ne parla su “Life Sciences”.
EBM per il Condroitin solfato

Un gruppo di chirurghi ortopedici giapponesi affronta, con finalità di Evidence-based Practice (EBP), l’uso del CS nella cura dell’artrosi dell’anca e del ginocchio. E lo fa a 360°, razionalizzando, cioè, in maniera retrospettiva i dati di farmacocinetica, farmacodinamica, efficacia clinica, sicurezza e tollerabilità del condroprotettore che, assieme alla glucosamina, è oggi certamente il più utilizzato in medicina, sia umana che veterinaria.
Sicuro e ben tollerato. Sono questi i primi dati che Kubo et al riportano nell’articolo di “Life Sciences”, e che precedono l’accurata disamina dei meccanismi anti-artrosici del CS: la sua capacità di stimolare la sintesi condrocitaria della matrice cartilaginea; gli effetti di soppressione dell’attività dei principali mediatori dell’infiammazione articolare; l’inibizione della condrodegenerazione, che il CS espleta prevalentemente attraverso l’azione sugli enzimi litici di matrice.
Risultati positivi anche da un punto di vista clinico, stante la capacità della molecola non solo di agire a lungo termine sul sintomo dolore, ma anche di proteggere la struttura stessa dell’articolazione predisposta ad artrosi, prevenendo in special modo il restringimento dello spazio articolare.
La pubblicazione è sicuramente da inserirsi nel puzzle di dati EBM sulla condroprotezione, a sostegno di quell’attività “disease-modifyng” che il CS esercita in corso di artrosi, e che, specie in distretti come anca e ginocchio, può oggi contare su una massa critica di studi clinici controllati.