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La presenza di un cane fa bene ai malati di Alzheimer

Basta la presenza di un cane, indipendentemente da taglia e razza, per ridurre l’isolamento sociale e la solitudine dei malati di Alzheimer. Lo dimostra una ricerca tutta italiana.
La presenza di un cane fa bene ai malati di Alzheimer

Viene da un gruppo di clinici e comportamentalisti veterinari italiani la dimostrazione che nei malati di Alzheimer la presenza di un amico a 4 zampe può migliorare il benessere generale, così come percepito sul piano cognitivo e mnemonico.

 

Lo studio, liberamente fruibile dalla rivista Animals, e coordinato da Fausto Quintavalla (Università di Parma), ha coinvolto 30 pazienti con malattia di Alzheimer e 3 cani co-terapeuti, Nell’arco di due mesi, i partecipanti hanno frequentato 24 sessioni di “interventi assistiti da animali” e sono stati messi a confronto con un secondo gruppo di persone affette dalla medesima malattia, ma senza la possibilità di entrare in contatto con i cani.

 

Basandosi su diversi test di valutazione, ivi compreso un questionario sul benessere dell’anziano e le sue abilità cognitive, è emerso che “le persone che hanno avuto la possibilità di giovarsi della presenza del cane hanno ottenuto un miglioramento complessivo del proprio stato di benessere, percepito anche sul piano cognitivo e mnemonico.”

 

Tuttavia, due mesi dopo la fine delle sessioni con gli animali, i benefici dell’intervento tendono a diminuire progressivamente, suggerendo quindi la necessità di una presenza costante dell’animale nella routine dei pazienti.

 

I miglioramenti si sono infine osservati anche sul piano sociale, dal momento che “la presenza di un cane stimola i pazienti affetti da malattia di Alzheimer a interagire maggiormente, interrompendo quel ciclo vizioso di solitudine, isolamento sociale, depressione e deficit neuro-cognitivo”, che decreta la drammaticità della condizione di vita di questi pazienti.

 

 

Quintavalla F, Cao S, Spinelli D, Caffarra P, Rossi FM, Basini G, Sabbioni A. Effects of dog-assisted therapies on cognitive mnemonic capabilities in people affected by Alzheimer’s Disease. Animals (Basel), 2021;11(5):1366