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Il movimento fa bene…anche al cervello!

Mantenere un buon livello di attività fisica consentirebbe a cani anziani di proteggerli dai problemi cognitivi associati all’età. Lo conferma un recente studio.
Il movimento fa bene…anche al cervello!

È risaputo che attività fisica e mentale sono strettamente interconnesse, e sono sempre più numerose le evidenze scientifiche che associano il decadimento fisico e motorio al declino cognitivo del cane anziano, noto come “Sindrome da Disfunzione Cognitiva” (CCDS). Il mantenimento di uno stile di vita attivo nella terza età potrebbe aiutare a garantire un invecchiamento cerebrale di successo, anche nella specie canina?

 

Uno studio recente ha valutato l’attività motoria, diurna e notturna, di 27 cani anziani (età media di 13 anni) con vari gradi di disfunzione cognitiva per due settimane.

Il moto è stato misurato da un accelerometro attaccato al collare, mentre le performance cognitive sono state valutate sia dai proprietari, tramite compilazione del questionario validato “CADES” (CAnine DEmentia Scale), sia dagli autori, mediante test cognitivi riguardanti l’attenzione, la memoria e la risposta ai comandi. Inoltre, i soggetti reclutati sono stati sottoposti a visite specialistiche ortopediche e neurologiche che hanno permesso di “quantificare” il dolore articolare e spinale.

 

Dai questionari si è registrato un punteggio CADES medio di 10 (range 0-70); nel dettaglio, 6 cani (22%) manifestavano un decadimento cognitivo lieve, 7 (26%) moderato, e 4 (15%) grave.

I picchi di attività motoria sono stati registrati alle 06:00 e alle 09:00 del mattino, e di sera alle ore 19:00. I cani con punteggio CADES più alto, e quindi con difficoltà cognitive più marcate, si muovevano molto di più durante le ore notturne e nelle prime ore del mattino, sia nei giorni infrasettimanali che nel weekend. I soggetti con dolore articolare più elevato erano più attivi al mattino presto, mentre quelli con dolore spinale più marcato erano più attivi la sera.

 

I ricercatori hanno poi calcolato per ogni soggetto la sua “fractional lifespan”, dividendo l’età cronologica per l’aspettativa di vita relativa alla razza: questo parametro è stato preferito nell’analisi statistica per rendere più oggettiva la “vecchiaia” dei cani coinvolti. Lo studio ha dunque dimostrato che all’aumentare del fractional lifespan, più che dell’età oggettiva, si associavano un maggiore deficit cognitivo e un dolore articolare/spinale più marcato.

 

Dai test cognitivi è emerso che i cani più performanti in termini di memoria erano quelli più attivi durante la sera, mentre quelli con performance peggiore e con score CADES elevati, erano quelli più attivi durante la notte. Infine, gli autori hanno poi analizzato come si comportavano i cani a degli orari fissi: soltanto nel weekend l’attività fisica serale (18:30-20:45) e la memoria erano significativamente correlate.

 

In conclusione, pare che l’attività motoria dei cani anziani siano fortemente condizionata dal loro fractional lifespan, e che esista una correlazione fra i livelli di moto e le capacità cognitive, specialmente quelle mnemoniche.

 

 

Mondino A, Khan M, Case B, Giovagnoli S, Thomson A, Lascelles BDX, Gruen M, Olby N. Activity patterns are associated with fractional lifespan, memory, and gait speed in aged dogs. Sci Rep. 2023 Feb 14;13(1):2588.