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Anche il gatto invecchia

Il gatto anziano o geriatrico è a rischio di una neurodegenerazione correlata a disordini comportamentali noti come “disfunzione cognitiva” o “demenza senile”. Ce lo spiega Clara Palestrini.
Anche il gatto invecchia

“Il gatto: un paziente che diventa anziano” è il titolo delle due giornate organizzate da UNISVET (Unione Italiana Società Veterinarie), con l’obiettivo di focalizzare l’attenzione sulle più frequenti malattie geriatriche dei nostri attempati felini domestici: dalle patologie renali ed epatiche, alle disendocrinie, alla gestione nutrizionale, ai problemi comportamentali.
Le modifiche del comportamento sono state in particolare trattate dalla nota comportamentalista Clara Palestrini (Milano), che ha inquadrato la tematica partendo dalla definizione di gatto geriatrico o anziano (> 11 anni), e sottolineando come ai giorni nostri la maggior parte dei proprietari si trovi a dover gestire il processo d’invecchiamento dei loro beniamini ed i medici veterinari siano, dal canto loro, sempre più chiamati a fronteggiare situazioni patologiche legate all’età avanzata dei loro pazienti.
Tra gli effetti dell’invecchiamento sul comportamento del gatto rientra anche la “disfunzione cognitiva”, anche nota con il termine di “demenza senile”: una forma di neurodegenerazione patologica che con la controparte umana e canina condivide alterazioni neurotrasmettitoriali e strutturali (es. depositi di proteina amiloide), deficit ossidativi e circolatori, e declino delle funzioni encefaliche superiori, incluse quelle implicate nella memoria e nell’apprendimento. Per la diagnosi di demenza, Palestrini ha ricordato l’importanza di specifiche categorie comportamentali: dai cambiamenti nelle interazioni sociali e ambientali, alle modifiche del ciclo sonno/veglia, alle vocalizzazioni, al disorientamento. Tutti segni di cui valutare attentamente le modifiche di frequenza e le modalità di presentazione.
E i rimedi? Sono tre gli approcci di base da adottare il più precocemente possibile: terapia comportamentale (incluse le tecniche di arricchimento ambientale), supporto nutraceutico e trattamento farmacologico (es. selegilina). Tra i supporti nutraceutici Palestrini cita anche Senilife, i cui effetti neuroprotettivi sono connessi alla presenza di principi funzionali capaci di agire in sinergia sui molteplici meccanismi della neurodegenerazione età-correlata.