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Condroitinsolfato: razionale di utilizzo nell’artrosi

Nicola Volpi – biochimico dell’Università di Modena – pubblica un’esaustiva review sul razionale di utilizzo del condroitin solfato (CS) nel trattamento dell’artrosi. Partendo dalla descrizione dell’ampio spettro di attività biologiche del CS, Volpi ne spiega le spiccate proprietà condroprotettive ed antiinfiammatorie e ne giustifica l’impiego nella terapia “disease-oriented” della degenerazione articolare.
Condroitinsolfato: razionale di utilizzo nell’artrosi

Dal 1993 ad oggi, sono ben ventisette i lavori che Nicola Volpi ha pubblicato sul CS, analizzandone, in particolare, caratterizzazione chimica e farmacocinetica. Si deve, infatti, a questo noto biochimico italiano la maggior parte delle informazioni sulla biodisponibilità di questa molecola, in particolare in termini di assorbimento preferenziale delle frazioni a basso peso molecolare e con normale grado di solfatazione.
Ora, la rivista “Current Drug Targets – Immune, Endocrine & Metabolic Disorders” pubblica l’ultima review di questo studioso. Una specie di profilo biologico ragionato del CS e del suo razionale di applicazione nell’artrosi. “Il CS – scrive Volpi – è la molecola chiave nella composizione dei proteoglicani presenti nella matrice extracellulare di molti tessuti, cartilagine in primis… Se si pensa che l’alterazione principale nel processo artrosico è proprio la perdita dell’impalcatura biochimica della matrice cartilaginea, si capisce fin da subito l’importanza del CS in un management farmacologico dell’artrosi, impostato non tanto sul sintomo, quanto piuttosto sui meccanismi sottostanti la degenerazione delle articolazioni.” Un’attività, dunque, spiccatamente condroprotettiva, che, continua Volpi “ha permesso di includere il CS tra gli “structure-modifying drugs” per l’artrosi: quelle sostanze, cioè, che, nel tempo, sono in grado di riequilibrare la struttura stessa dell’articolazione.” Ma non solo. Volpi ascrive al CS anche una manifesta attività antinfiammatoria, affermando che “può essere più efficace dei FANS classici (indometacina, ibuprofene) nell’inibire gli eventi cellulari dell’infiammazione.” È in quest’ottica che Volpi include il CS anche tra i cosiddetti SYSADOA (Symptomatic slow-acting drug for osteoarthritis), “quei composti che agiscono migliorando lentamente i sintomi dell’artrosi, dopo aver, comunque, agito sui meccanismi – degenerativi ed infiammatori – che la determinano.”
Segue, infine, un fitto paragrafo sugli studi clinici che supportano l’efficacia della somministrazione orale di CS nell’artrosi dell’uomo. A patto, ovviamente, di scegliere l’adeguata frazione molecolare e rispettarne tempi e dosaggi di somministrazione.
Articolo disponibile su richiesta a cedis@innovet.it