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Invecchiamento cerebrale: come valutarlo?

La sessione specialistica sui “disordini comportamentali del cane anziano” – organizzata dalla SISCA (Società Italiana di Scienze Comportamentali Applicate) sabato 28 maggio 2005, in seno al 50° congresso nazionale della SCIVAC – ha dato ampio spazio ai metodi per rilevare e monitorare i segni clinici d’esordio dell’invecchiamento cerebrale. A parlarne è stato Gaspare Petrantoni, che ha presentato una nuova metodologia di diagnosi precoce, così com’è stata elaborata dalla “task force” di comportamentalisti italiani, nata proprio per identificare i segni patognomonici di “brain aging” nel cane.
Invecchiamento cerebrale: come valutarlo?

Raimondo Colangeli, Franco Fassola, Sabrina Giussani, Maria Cristina Osella, Gaspare Petrantoni, Elena Severi e Corrado Sgarbi. Questi i nomi degli otto comportamentalisti che hanno dato vita alla “task force” sull’invecchiamento cerebrale nel cane: in altre parole, un articolato progetto di studio nato per valutare non solo efficacia e tollerabilità di nuovi approcci (es. nutraceutici) ai disordini comportamentali e cognitivi del cane anziano, ma anche per mettere a punto metodi diagnostici sempre più precisi e tempestivi.
“Finora – ha spiegato Gaspare Petrantoni durante la comunicazione congressuale – abbiamo raggiunto un duplice obiettivo. Innanzitutto, siamo arrivati a definire quelle condizioni necessarie e sufficienti affinché un cane possa dirsi affetto da “invecchiamento cerebrale non di successo”: quell’invecchiamento, cioè, che può portarsi appresso un incredibile ventaglio di segni clinici, che vanno dal semplice rallentamento delle funzioni cerebrali ad una vera e propria ridda di alterazioni comportamentali, cognitive ed emozionali…In secondo luogo, siamo riusciti ad elaborare una scheda-questionario, organizzata in cinque categorie di alterazioni comportamentali, ognuna descritta da un certo numero (da 4 a 13) di segni clinici specifici.”
Ed il questionario è già stato testato su 45 proprietari di cani di età superiore ai 7 anni, esenti da malattie organiche e con almeno 1 sintomo nella categoria “alterate interazioni sociali” ed almeno un altro in una delle restanti quattro categorie individuate.
“Questo primo test – ha precisato Petrantoni – ci ha consentito di verificare la facilità di utilizzo dello strumento che, seppur perfettibile, è di agevole somministrazione da parte di noi veterinari e di immediata comprensibilità per il proprietario. Non solo, ma il questionario è risultato strumento affidabile per rilevare e monitorare i segni clinici di invecchiamento cerebrale.”
Insomma, dalla presentazione è scaturita la proposta di una nuova metodologia applicabile dal veterinario generalista per effettuare una sorta di screening ambulatoriale di base dei disordini comportamentali che affliggono i propri pazienti in età geriatrica.

Abstract congressuale disponibile su richiesta a cedis@innovet.it