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PEA nel prurito su Veterinary Dermatology

La moderna gestione del prurito contempla anche l’utilizzo di molecole innovative come la Palmitoiletanolamide (PEA). Lo spiega un gruppo di dermatologi tedeschi.
PEA nel prurito su Veterinary Dermatology

“Veterinary Dermatology” – unica rivista internazionale indicizzata, interamente dedicata alla Dermatologia Veterinaria – pubblica una review che rassegna i concetti più attuali ed innovativi in fatto di clinica e gestione terapeutica del prurito. A firmarla è uno dei più noti e prestigiosi gruppi di dermatologi, da anni impegnato non solo nello studio dei meccanismi neurofisiologici sottostanti a questa fastidiosa sensazione che accomuna uomini ed animali, ma anche nello sviluppo di nuovi e sempre più efficaci piani di trattamento.
Dopo averne descritto le caratteristiche salienti ed il significato di vero e proprio “sistema di allarme” preposto ad allontanare dalla cute potenziali danni, Sonja Stander e coll. si addentrano nella neurobiologia del prurito, soffermandosi in particolare sui meccanismi di attivazione delle fibre nervose pruritogene. Tra questi, spicca il ruolo dei mastociti, posizionati dal gruppo Stander al centro del network del prurito. Sono, infatti, i mastociti che, attivati anche dal grattamento stesso, liberano sostanze (es. istamina, triptasi, citochine, neuropeptidi) direttamente chiamate in causa non solo nell’iniziale sviluppo del prurito, ma anche in quel fenomeno di “sensitizzazione centrale” che rende la sensazione pruritogena del tutto simile ad un dolore di tipo cronico.
Dopo un’attenta ed aggiornata classificazione nosologica dei vari tipi di prurito, la review si concentra sulle terapie antiprurito, da usare in una combinazione di misure topiche e sistemiche scelte in base alle evidenze cliniche disponibili.
Infine, spiegano gli Autori, negli ultimi anni dati clinici molto interessanti sono stati raccolti sull’uso della PEA nel trattamento di varie forme di prurito: da quello atopico, idiopatico, piuttosto che secondario a cause sistemiche come nefropatie e neuropatie. I dermatologi citano i buoni risultati ottenuti in uno studio internazionale multicentrico condotto su 2456 pazienti atopici [NdR vedi scheda Bibliovet di recensione dell’articolo in https://www.innovet.it/?pagina_id=14&pagesc_az=bvet_show_rec&… ]
Evidenze decisamente significative che vanno a confermare quelle già ottenute in medicina veterinaria con l’utilizzo di PEA nel controllo del prurito allergico del cane e del gatto.