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Cani anziani: il rapporto fra demenza e disturbi del sonno

Un recentissimo studio ha dimostrato che i cani con disfunzioni cognitive legate all’età hanno concreti disturbi del sonno, rimarcando il ruolo chiave della neurodegenerazione.
Cani anziani: il rapporto fra demenza e disturbi del sonno

Il sonno è un momento fondamentale per l’omeostasi cognitiva, poiché favorisce l’elaborazione dell’apprendimento e quindi il consolidamento della memoria. Invecchiando, però, il ritmo sonno-veglia si altera: difficoltà ad addormentarsi, agitazione notturna e frequenti “sonnellini pomeridiani” sono manifestazioni tipiche del cane con demenza senile.

 

Nell’uomo come nel cane, sono sempre maggiori le evidenze secondo cui la relazione tra sonno e disfunzione cognitiva possa essere bidirezionale, ovvero i disturbi del sonno rappresenterebbero sia una conseguenza dei processi neurodegenerativi, sia un fattore che accelera a sua volta il deterioramento della memoria, dando luogo ad un circolo vizioso.

 

Uno studio pubblicato su Frontiers in Veterinary Science ha valutato la qualità del sonno di cani affetti da declino cognitivo senile utilizzando la polisonnografia: sulla testa di 28 cani anziani (di età compresa fra 10 e 16 anni) sono stati applicati degli elettrodi da elettroencefalogramma (EEG) che hanno registrato in modo non invasivo le loro onde cerebrali, l’attività elettrica dei muscoli e del cuore, e i movimenti oculari durante un “sonnellino pomeridiano” di due ore.

Inoltre, i ricercatori hanno valutato le capacità cognitive di ciascun soggetto tramite una serie di prove sul campo (ad es. il test “del cilindro”, in cui il cane doveva frenare gli impulsi e trovare nuove strategie per ottenere una ricompensa alimentare) e sottoponendo ai loro proprietari un questionario validato (Canine Dementia Scale, CADES).

 

Si è visto che i cani con punteggi di demenza più alti impiegavano più tempo ad addormentarsi, e trascorrevano meno tempo dormendo, sia nella fase REM che in quella NREM (i.e., quella nota come “sonno profondo”).

 

Inoltre, il tempo dedicato al sonno era positivamente correlato alle prestazioni nel test “del cilindro”, ossia il test più idoneo per valutare sia stabilità (capacità di concentrazione) che flessibilità (capacità di adattamento) cognitive dell’anziano secondo gli autori.

 

Durante la sonnolenza, infine, la potenza delle oscillazioni lente (gamma e delta) era inferiore nei cani anziani e nei cani con prestazioni peggiori al test del cilindro; tali oscillazioni sono caratteristiche di stati ridotti di coscienza, segno distintivo di un sonno più superficiale.

 

Pertanto, questi risultati all’EEG confermano per la prima volta ciò che i proprietari di cani notano da anni: i cani anziani con deterioramento cognitivo sono vittime di un disturbo quanti-qualitativo e autoperpetuante del sonno. Il potenziale clinico di questo segno caratteristico della demenza sta generando un crescente interesse, perché il suo riconoscimento consentirebbe di agire il più precocemente possibile, rallentandone così la progressione.

 

 

Mondino A, Catanzariti M, Mateos DM, Khan M, Ludwig C, Kis A, Gruen ME, Olby NJ. Sleep and cognition in aging dogs. A polysomnographic study. Front Vet Sci. 2023 Apr 28;10:1151266.