Mastociti e linfociti: un legame profondo
Gli Autori della review, pubblicata sul numero di maggio 2005 della prestigiosa rivista scientifica PNAS, figurano tra i massimi studiosi di biologia dei mastociti. Si deve, infatti, principalmente al gruppo di ricercatori del Dipartimento di Patologia della Stanford University, capeggiati da Stephen Galli, la dilatazione del ruolo funzionale dei mastociti da cellule unicamente coinvolte nelle reazioni di ipersensibilità immediata (le allergie, per intenderci) ad elementi immunoregolatori, capaci, cioè, di condizionare la risposta immunologica, sia naturale che acquisita.
“Il coinvolgimento dei mastociti – si legge nella review – nell’innesco e nella regolazione della risposta immunitaria trascende ormai la classica via mediata dalle IgE…I nostri studi in vivo nel topo ci hanno dimostrato che tali cellule non agiscono solo da cellule effettrici, fondamentali in situazioni di infiammazione o di rimodellamento tissutale, ma entrano a pieno titolo nel complesso network delle risposte immunoregolatorie.” E, come? “Entrando in contatto diretto con i linfociti T – spiegano i ricercatori – ma anche liberando citochine, TNF in particolare, che stimolano la proliferazione ed inducono la differenziazione delle locali popolazioni linfocitarie in sottoclassi specifiche.” Leggendo la review, viene quasi spontaneo il collegamento con un altro lavoro degli stessi Autori che, per dare maggior concretezza alla valenza immunoregolatoria dei mastociti, usavano per queste cellule l’aggettivo “tunable”, ovverossia “sintonizzabili”. Sintonizzabili perché capaci di transitare da una situazione di riposo (off) ad una di attivazione (on), ma, soprattutto, perché da questa doppia configurazione off/on dipende uno straordinario range di risposte funzionali: diversificate a seconda degli stimoli attivatori, essenziali per le difese immunitarie, naturali ed acquisite, ma, quando distorte, direttamente implicate in situazioni di danno.
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